Dionigi PARIETTI

Nato a Bosco Valtravaglia (VA)  il 4/12/1905 – arrestato 2/03/1944 – assassinato a Ebensee il 6/05/1945

Dionigi Parietti nasce a Bosco Valtravaglia, in provincia di Varese, il 4 dicembre 1905.

Sposato con Elsa Facchini, con lei e i loro quattro figli abita a Milano in via Pindemonte 11. Nel 1942 è assunto come operaio al Corriere della Sera dove, da settembre del 1943, le truppe fasciste stazionano regolarmente davanti all’ingresso.

Il primo di marzo del 1944 la città si ferma: al giornale giunge voce di fabbriche dove gli operai si rifiutano di lavorare. Si fermano la Breda, la Magneti Marelli, la Falk, la Pirelli, l’Alfa Romeo, la Carlo Erba, la Borletti, i depositi tranviari e ferroviari. Si ferma la Philips, le cui maestranze erano composte in maggioranza da donne. Si ferma anche il Corriere, operai e impiegati si ammassano tra via San Marco e via Solferino. Il comandante delle SS decide allora di schierare una truppa di soldati armati di mitra. L’amministratore del Corriere scende in strada e chiede a tutti di tornare al lavoro, ma ben pochi lo ascoltano, e infatti il giornale non uscirà il giorno successivo.

La vendetta dei fascisti non tarda ad arrivare e nella notte vengono arrestate centinaia di persone, tra queste anche Dionigi Parietti. A San Vittore si ritrova con altri cinque colleghi del Corriere e insieme a loro e a molti altri ‘scioperanti’, stipati in un carro bestiame, il 4 marzo 1944 con il trasporto n.33 è deportato a Mauthausen , dove giunge una decina di giorni più tardi. Registrato come ‘scioperante’, numero di matricola 57611, il 9  di aprile è trasferito ad Ebensee, addetto alla lavanderia: doveva strofinare e sciacquare gli indumenti recuperati dai cadaveri.  Racconterà più tardi Mario Miniaci, giornalista del Corriere compagno di detenzione di Parietti e unico sopravvissuto del gruppo: “«Non faceva che parlarmi dei suoi quattro figli lasciati in tenera età. Piccolo ma vigoroso, era deciso a resistere». Un giorno, a causa degli indumenti infetti, prese il tifo. Fece in tempo a vedere arrivare gli americani, il 6 maggio 1945. A sperare di tornare dai figli e dalla moglie. Morì l’8 maggio 1945.