Ferdinando De Capitani nasce a Verona il 1° novembre 1891, figlio di Francesco e Anna. Nel 1914 è volontario nel Corpo dei Garibaldini – 1° compagnia, 1° battaglione, soldato semplice – combatte in Francia, dove riporta una ferita alla testa nella battaglia delle Argonne. Sposa Regina Rorato, ma non hanno figli. Lavora presso giornali francesi in Egitto, al Cairo, e a Parigi, poi è archivista alla Pirelli e infine dal 16 gennaio 1941 è assunto come linotipista al Corriere della Sera di Milano. Denunciato come organizzatore dello sciopero dei lavoratori del Corriere della Sera del 1° marzo 1944, viene arrestato il 2 marzo e rinchiuso a San Vittore insieme ad altri 5 colleghi del giornale.
Il 4 marzo, insieme ad un altro centinaio di prigionieri, è deportato a Mauthausen con il trasporto n.33 che, dopo una sosta di alcuni giorni a Reichenau-Innsbruck, giunge a destinazione il 13 marzo 1944. A Mauthausen De Capitani viene registrato con matricola 57559 e classificato con la categoria ‘Schutz‘. Trasferito nel castello di Hartheim, dipendenza di Mauthausen dove venivano soppressi malati incurabili, portatori di handicap e inabili al lavoro, qui muore il 18 luglio 1944. Ufficialmente – come a settembre 1944 viene comunicato in una lettera dal giornale alla moglie – risulta deceduto ‘in seguito a gravi ferite riportate durante un attacco terroristico anglo-alleato’. Sulla sua scheda personale al Corriere viene riportato ‘assente ingiustificato dal 2 marzo 1944’ e soltanto a febbraio 1947 una nota interna del giornale specifica che il De Capitani ‘era stato fermato indi internato in Germania’.