Laureato in architettura al Politecnico di Milano, Gianluigi Banfi, a soli 21 anni fonda nel 1931 con Belgiojoso, Peressuti e Rogers lo Studio BBPR, che sviluppa un’intensa attività professionale nel campo dell’architettura, dell’urbanistica, degli allestimenti, dell’arredamento e del design, diventando, in pochi anni, punto di riferimento della Architettura Razionalista in Italia. Dopo la proclamazione dell’Impero nel ‘36 e l’emanazione delle leggi razziali del ‘38 Banfi diventa manifestamente antifascista e partecipa alla fondazione del Partito d’Azione con Parri, Calamandrei, Lombardi, La Malfa. Dopo l’8 settembre ‘43 lo studio di via dei Chiostri diventa un centro di organizzazione e di cospirazione del Movimento Giustizia e Libertà, di iniziative antifasciste, di diffusione di stampa clandestina, di assistenza al passaggio di antifascisti ed ebrei in Svizzera e di compilazione di mappe per gli aviolanci degli Alleati alle formazioni Partigiane.
Viene arrestato il 21 marzo del 1944 con Belgiojoso a causa di una delazione estorta che comporta la liquidazione del gruppo dirigente milanese del Partito d’Azione. Carcerato a San Vittore, parte il 27 aprile 1944 dal Binario 21 per il campo di transito di Fossoli, dove è impegnato nel dibattito politico che rappresenta il contributo democratico ai valori fondamentali trasmessi dalla Deportazione Politica alla Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza. Parte da Fossoli il 25 luglio ‘44 per Bolzano e arriva a Mauthausen il 4 agosto. Muore a Gusen-2 di fame, di stenti, di torture, di lavoro schiavo, di sevizie e malattie il 10 aprile 1945, a 35 anni appena compiuti.