Guarda il film Fratelli d’Italia? dedicato alla storia delle persecuzioni antiebraiche contiene significative testimonianze collegate alle persone ricordate da queste pietre di inciampo.
La famiglia di Leone Latis era originaria di Modena e faceva parte della media borghesia ebraica fatta soprattutto di commercianti. Benché laureato in legge, Leone non esercitò mai l’avvocatura e gestì invece un’attività commerciale. Sposato con Annita Bolaffi nel 1919, ebbe con lei due figli, Giorgio (1920) e Liliana (1921). Vissero a Modena fino al 1932, quando la famiglia cercò miglior fortuna trasferendosi a Milano. Lì risiedeva già il fratello di Leone, Giuseppe, insieme alla moglie ed ai due figli. Le due famiglie erano molto legate, trascorrevano insieme le vacanze estive e condividevano l’amore per la cultura. Furono di grande sostegno reciproco anche nell’affrontare le conseguenze scioccanti delle Leggi Razziste del 1938: i quattro cugini misero in piedi perfino un teatro di marionette con cui portarono in giro nei salotti milanesi opere di Garcia Lorca, Cocteau e Dickens. I ragazzi furono espulsi dal liceo, solo Liliana riuscì a diplomarsi alle Magistrali, perché duravano un anno di meno. Poi la guerra e l’inizio dei bombardamenti alleati su Milano: la famiglia sfollò a Imbersago, in Brianza.
Dopo l’8 settembre la situazione precipitò rapidamente. Giorgio entrò nella Resistenza, con Giustizia e Libertà; Leone, Annita e Liliana riuscirono a procurarsi documenti falsi e a giungere oltre il confine svizzero, dove zii e cugini erano già in salvo. Ma non furono accettati. Respinti in Italia, furono arrestati e incarcerati prima a Varese e poi a Milano, San Vittore. Da lì, il 30/01/1944 furono portati allo scalo merci della Stazione Centrale e caricati sui carri bestiame del convoglio n. 24 diretto al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Il 6/02/1944 giunsero a destinazione: Leone e Annita non superarono la prima selezione e furono uccisi il giorno stesso nella camera a gas. Liliana fu segnalata ancora in vita nel campo ad agosto, ma di lei non si seppe più nulla.
Giorgio morì fucilato da repubblichini il 26 aprile 1945, mentre cercava di portare ai partigiani di Torino l’ordine d’insurrezione generale. Il fratello di Leone, Giuseppe Latis, una volta tornato dalla Svizzera dopo la Liberazione iniziò subito le ricerche dei suoi cari. Da allora in poi questa dolorosa memoria continua ad arricchirsi di particolari grazie all’amorevole lavoro dei suoi discendenti.