Vittorio Mondazzi nasce a Pratola Peligna (AQ) il 30/3/1913 da Giovanni ed Assunta Di Bacco. Si trasferisce a Roma negli anni ’30, lavorando come decoratore.
Emigrato a Milano, in via Scalvini 8, scegliendo il capoluogo lombardo come luogo di un suo possibile riscatto sociale, ne acquisisce la residenza. Dirige dapprima una piccola fabbrica e, successivamente dà avvio ad una riuscita attività di ristorazione gestendo la Trattoria della Lepre e può così metter su famiglia. Richiamato allo scoppio della guerra, viene impiegato sul fronte greco-albanese. Dopo l’8 settembre 1943, con il disarmo dei soldati italiani reclusi in centri di raccolta trasformati in veri e propri campi di concentramento, Vittorio Mondazzi è deportato in uno dei campi nazifascisti in Croazia da dove riesce ad evadere sottraendosi alle disperanti privazioni di un universo concentrazionario scarsamente presente nella coscienza collettiva nazionale
Pur potendo confluire nel centro di raccolta di militari e prigionieri italiani, attrezzato dal Regio Stato Maggiore a Ragusa per organizzarne il rimpatrio, Vittorio Mondazzi dal 1 gennaio 1945 si unisce all’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia, partecipando così alla fase finale delle operazioni nei Balcani, nel corso delle quali perderà la vita. Colpito dal fuoco nemico mentre a bordo di un automezzo trasporta alcuni suoi commilitoni, il 6 maggio muore all’ospedale di Lipik, nella Slavonia ormai liberata. Appena tre giorni dopo i partigiani della 1ª Divisione proletaria entrano a Zagabria accolti festosamente dalla popolazione. Per il suo eroico comportamento Mondazzi è stato insignito della medaglia d’onore (2 giugno 2016) e della medaglia di bronzo al valor militare (24 aprile 2019)