Margarethe Weissenstein nasce a Vienna il 5 novembre 1893 da Else Kuffler ed Emanuel, prima di tre sorelle. Suo padre è il direttore generale delle United Jute Factories di Vienna e Budapest, una famiglia benestante ben integrata nella società del tempo. Grete studia a Monaco di Baviera e si sposa nel 1916 con Giulio De Francesco di Rovereto, allora parte dell’impero austro-ungarico, ingegnere e tenente dei Kaiserjäger tirolesi. Giulio durante la prima Guerra Mondiale viene ferito e perde un occhio, i due si conoscono nel sanatorio dove Grete presta servizio come crocerossina. La coppia si stabilisce a Vienna e nel 1918 nasce il figlio Peter che muore di peritonite nel 1923. La coppia si trasferisce allora in Germania e Margarethe diventa la prima donna laureata alla “Deutsche Hochschule fur Politik” con una tesi dedicata al fascismo italiano. Dopo la presa del potere nazista lei e il marito lasciano la Germnia e vivono tra Vienna, Praga, Parigi, Basilea, Zurigo e Milano. Grete lavora come pubblicista e nel 1937 pubblica “Il potere del ciarlatano”, il suo testo più importante che avrà eco molto positiva negli ambienti dell’emigrazione antinazista.
Poche sono le notizie che abbiamo sugli ultimi mesi di Grethe in Italia, pare che si fosse nascosta in montagna dopo l’occupazione nazista ma che sia stata denunciata da una segretaria del marito. Viene arrestata in una data non definita nell’ottobre del 1944 e deportata nel campo di internamento di Bolzano. Qui riesce ancora a comunicare con l’esterno. In una lunga lettera in cui chiede che le vengano mandati vari oggetti di prima necessità mandata da Bolzano il 7 dicembre 1944 scrive anche: “Tina cara mi crederà molto debole perché non ho forza…ma le assicuro che ci vuole più forza per provare a resistere. Mille volte mi dico: no così non si può vivere e e mille volte mi rispondo: sì! devi resistere per tornare e la vita mi sembra bella come non mai mi è sembrata prima, impossibile lasciarla. E’ stata colpa mia”. Viene deportata da Bolzano con il convoglio n.112 diretto a Ravensbruck che parte il 14 dicembre 1944. Quello stesso giorno riesce a mandare un biglietto al marito: “non credo che mi aspetti la morte, soltanto molta sofferenza”. Non è nota la data della sua morte.