Umberto Recalcati nasce a Milano il 26 aprile 1887. Orfano di padre, la madre, Anatolia lo manda all’istituto dei “Martinitt” dove frequenta la scuola elementare ed apprende il mestiere di incisore e cesellatore. A diciotto anni lascia il collegio: nel 1909 è ad Alessandria, in una ditta di argenteria. Aderisce al PSI, entrando in contatto con i maggiori esponenti socialisti locali. Durante il periodo bellico, convinto neutralista, svolge un intenso lavoro sindacale fra gli operai. Nel 1919 partecipa al Congresso nazionale di Bologna del PSI e, nello stesso anno, è candidato nelle elezioni politiche: è eletto deputato con oltre quattordicimila voti di preferenza. La XXV Legislatura dura solo sino ad aprile 1921 e non viene rieletto. Con l’avvento del fascismo, Recalcati continua l’attività di dirigente sindacale e nel 1926 riesce ad organizzare ad Alessandria uno sciopero degli operai argentieri: per questo viene licenziato.
È oggetto di ripetute perquisizioni da parte della polizia, schedato e diffidato, decide di abbandonare Alessandria e ritorna a Milano. Durante il regime fascista, Recalcati è in contatto con i gruppi socialisti clandestini del “centro interno” di Rodolfo Morandi e Lelio Basso. Si sposa con Chiara dalla quale ha una figlia, ma il rapporto si interrompe. Si lega con la vedova del fratello, Giuseppina Rolandi, dalla quale nel 1941 ha una figlia, Matelda. Con Basso il 10 gennaio 1943 è promotore del Movimento di Unità Proletaria (Mup). Dopo la caduta del fascismo, Recalcati rappresenta il PSI nella ricostituita Camera del Lavoro di Milano. Dopo il grande sciopero del 1° marzo 1944, in seguito ad una delazione, tutto il gruppo socialista milanese viene arrestato, tra il 10 e l’11 marzo, e condotto a S. Vittore. Il 27 aprile 1944 è deportato a Fossoli, da qui a Bolzano ed a Mauthausen, matr. 82493, dove giunge il 7 agosto 1944 con il ”Trasporto 73”. Trasferito a Gusen muore il 15 dicembre 1944.