Emilia Raffael (per tutti nonna Mina) nasce a Corfù il 27 dicembre del 1874, primogenita di Salvatore Raffael (1851-1902) e di Anna Belleli. Dopo Mina nascono Dora, Enrico e Margherita, ma con il pogrom del 1891 la famiglia fugge da Corfù in Italia; a Genova nasce Jole e a Milano Nella.
A Milano, Salvatore Raffael apre un negozio di pianoforti in via Dante 3 e fonda la ditta “Tedeschi & Raffael: fabbricanti di pianoforti e harpe’1898”. Nel negozio del padre Emilia incontra per la prima volta il futuro marito Enrico Labi che, colpito dalla bellezza e dalle doti di pianista di Emilia, la chiede in sposa; il matrimonio si celebra a Milano il 21 giugno 1895.
Enrico ed il fratello Ernesto sono personaggi di grande rilievo nella vita sociale, economica e culturale di Tripoli ed è lì che nascono le cinque figlie della coppia: Lydia, Gemma, Anna e Lina (gemelle) e Wanda.
Emilia rimane vedova a 29 anni e decide di tornare a Milano con le quattro figlie rimaste a Tripoli; Lydia infatti era già a Milano per frequentare le Medie al Collegio delle Fanciulle.
I Labi vanno ad abitare in via Dante 3, nell’appartamento sopra quello di Salvatore e Anna Raffael. Ma lo zio Ernesto, che è il tutore delle cinque sorelle, decide che non devono rimanere a Milano per via del clima. Emilia e le figlie si trasferiscono così a Livorno.
Negli anni seguenti tutte le sorelle, a cui lo zio Ernesto ha impedito di frequentare l’università, si sposano; come la maggior parte degli ebrei italiani, le famiglie si sentono perfettamente integrate nella società; i mariti avevano preso parte alla Prima Guerra Mondiale, ricevendo medaglie e riconoscimenti.
Le leggi razziali del 1938 stravolgono completamente le loro condizioni di vita e portano a decisioni che renderanno molto diversi i destini delle Labi: le famiglie di Gemma e Lina partono nel dicembre del 1939 per il Sud America, rispettivamente per il Brasile e l’Argentina; la famiglia di Anna raggiunge l’Argentina nel 1941.
Nonna Mina, Lydia con il marito Silvio Coen ed i figli Gilberto, Lilla e Dora e Wanda con il marito Vittorino De Semo restano in Italia; nel 1939 si trovano a Genova dove si erano trasferiti per ragioni di lavoro di Silvio e di Vittorino che dirigeva la filiale di Genova della Paramount.
Nel 1940, per fuggire ai bombardamenti di Genova, tutta la famiglia si trasferisce a Mira, comune vicino a Venezia, ospiti nella villa della cugina Adelina Limentani; manca sotanto Gilberto che studia ingegneria chimica a Losanna. Gilberto avrà un ruolo fondamentale nell’ organizzare l’accoglienza in Svizzera dei genitori e delle sorelle; rientrato poi in Italia opererà nella Resistenza, con il nome di battaglia di “Carlo Giorgetti”, prima a Milano e poi a Firenze. Arruolato ad un corso militare Alleato di paracadutismo, morirà nel 1944 a Fasano in un tragico incidente.
Intanto a Mira la situazione precipita: si ha infatti notizia che i nazisti, che oltretutto avevano posto il loro comando locale al piano terra delle villa della Mira, avrebbero presto fatto una retata in paese e così Silvio decide di portare la famiglia a Milano dove avrebbero potuto contattare chi organizzava la fuga di ebrei e perseguitati attraverso il confine con la Svizzera.
I Coen alloggiano in una pensione di via Ariosto, mentre la pensione Maria Ray di via Mascheroni 8 ospita Emilia Raffael e la figlia Wanda con il marito Vittorino de Semo.
Saranno proprio loro a venire arrestati dai fascisti il 3 dicembre 1943 a Porto Ceresio, mentre tentano di fuggire. Silvio, Lydia, Lilla e Dora, giunti poco dopo a Porto Ceresio, saranno avvisati della cattura dei loro cari e torneranno avventurosamente a Milano per poi fuggire in Svizzera attraverso il confine al Monte Bisbino a Moltrasio.
Emilia Raffael e la figlia Wanda con il marito Vittorino de Semo vengono condotti al carcere di Varese e poi a San Vittore da dove partiranno il 30 gennaio (Trasporto n.24) per Auschwitz. All’arrivo il 6 febbraio viene assassinata Emilia Raffael mentre non si conoscono le date della morte di Wanda Raffael e Vittorino De Semo.