Anacleto, detto Nino, Morandi nasce a Milano il 9 gennaio 1909, figlio di Angelo e Maria Ferioli. Benché si diplomi all’istituto per geometri, Anacleto non eserciterà mai questa professione perché insieme al fratello lavora nella drogheria di famiglia in zona Porta Vittoria. Anacleto è soprattutto un ragazzo sportivo: grande ciclista e con la passione per il pallone, dove si distingue, tanto che inizia a giocare nelle formazioni giovanili dell’Associazione Calcio Milan degli anni Venti. Passa poi ai ‘pulcini’ del Fanfulla e nella stagione 1934/35 gioca come attaccante dell’Associazione Sportiva Fanfulla di Lodi, segnando ben sette reti nelle dodici partite del campionato, contribuendo così al quinto posto della squadra nella classifica del girone B della Prima Divisione (l’attuale serie C) e classificandosi vice-capocannoniere dietro al ben noto Egidio Capra, che nel 1936 verrà acquistato dal Milan.
Nel 1934 Anacleto sposa Giulia Pallini, una giovane sarta conosciuta nel negozio di famiglia. Giulia lavora in una sartoria di Monte Napoleone e i due risiedono in via Eugenio Carpi, in zona Lambrate. Anacleto insegna a Giulia ad andare in bicicletta e spesso pedalano fino al lago Maggiore, dove si erano trasferiti i genitori di Anacleto. Nel 1937, il 22 giugno, nasce la prima figlia, Annamaria, e il 13 ottobre del 1942 la seconda, Franca.
Sebbene Anacleto avesse fatto il servizio militare, allo scoppio della guerra non viene chiamato al fronte e prosegue la sua attività di commesso viaggiatore per articoli di drogheria.
All’insaputa della famiglia – che lo scoprirà soltanto alla fine della guerra – Anacleto è un convinto antifascista ed è iscritto al Partito Comunista, benché già dal 1926 i partiti siano stati sciolti e, con le Leggi Speciali, messi fuori legge.
Ai primi di marzo del 1944, in seguito al grande sciopero delle fabbriche milanesi, la polizia fascista esegue una serie di retate per catturare ‘gli scioperanti’. In zona Lambrate viene tra l’altro arrestato Angelo Fiocchi, amico e compagno di Anacleto: un operaio dell’Alfa Romeo che aveva distribuito volantini in fabbrica per organizzare lo sciopero dell’1 marzo.
Anacleto non risulta appartenere a formazioni partigiane clandestine o ai gruppi Gap milanesi, né si ha riscontro di una sua iscrizione quale ‘antifascista’ al Casellario Politico Centrale, eppure la notte del 4 marzo 1944 la polizia fascista irrompe anche in via Carpi e Anacleto viene portato via. Imprigionato a San Vittore, riesce a fare arrivare un biglietto alla moglie: ‘Ci portano in un campo di lavoro, non pensare per me, prendi le bambine e vai sul lago’.
Con il Fiocchi, e molti altri, è inviato a Fossoli, dove arriva il 7 marzo del 1944. Immediatamente sono deportati a Mauthausen, dove giungono l’11 marzo con il trasporto n.32 che da Firenze fa scalo a Fossoli. Registrato con numero di matricola 57285, Anacleto è classificato ‘Schutz’, politico.
È quindi trasferito a Ebensee, sottocampo di Mauthausen, qui i prigionieri vengono impiegati per lo scavo di gallerie sotterranee dove installare impianti industriali al riparo dai bombardamenti alleati. Rientra quindi a Mauthausen e infine nuovamente a Ebensee, dove muore il 27 gennaio 1945.
Dal 1953 in piazza dei Mercanti a Milano sono collocate 19 lapidi in bronzo dedicate ai ‘Caduti per la libertà’, tra queste vi è il nome di Anacleto Morandi.
Inoltre, il 25 aprile 1972, l’allora sindaco di Milano, Aldo Aniasi, consegnò alla famiglia una medaglia d’oro e una pergamena che recita: ‘Anacleto Morandi martire della libertà’.