Giorgio BALBONI

Nato a Carrara il 18/10/1917 – arrestato 8/9/1943 – assassinato a Unterlüss il 15/04/1945.

Giorgio Balboni nasce a Carrara il 18 ottobre 1917 dove suo padre Alberto è un dirigente del Credito Italiano. Ben presto la sua famiglia si trasferisce a Milano nell’abitazione di via Spartaco 11, dove rimarrà fino all’agosto 1940, quando lascia la città per Salerno, dove frequenta il corso di Allievo Ufficiale di Complemento, nell’arma fanteria. Nel giugno 1936 si diploma al Liceo Classico Berchet. Nel 1940, poco prima dello scoppio della guerra, si laurea in Giurisprudenza alla Regia Università di Milano con una tesi sull’azione civile nel processo penale, discussa con il prof. Mario Dondina.
Con la qualifica di Ufficiale Sottotenente è dislocato sul fronte Iugoslavo. L’8 settembre 1943, a seguito dell’Armistizio, viene catturato e disarmato dai tedeschi, compiendo la scelta di non aderire alla proposta di arruolarsi come ufficiale della Wehrmacht. Viene così deportato in Germania come Internato Militare Italiano, dove rifiuterà ripetutamente ogni collaborazione anche per aderire come Ufficiale della Repubblica Sociale Italiana, scelta che gli avrebbe permesso condizioni di vita migliori e il ritorno in Italia per combattere contro angloamericani e partigiani italiani. Nel corso del 1944 è allo Stammlager X-B di Sandbostel, dove rifiuta di riconoscere gli Accordi Mussolini – Hitler del 20 luglio per la Civilizzazione degli Ufficiali italiani. A inizio 1945 viene condotto nell’Oflag 83 di Wietzendorf, in Bassa Sassonia. Qui il 10 febbraio 1945 viene scelto, insieme ad altri 212 ufficiali italiani, per essere condotto nel campo di aviazione di Dedelstorf, per lavorare coattamente per conto del Reich. Il gruppo si compatta organizzandosi per uno sciopero che dura otto giorni, dal 17 al 24 febbraio, rifiutando ogni possibile collaborazione con i nazisti.

La mattina del 24 febbraio la Gestapo interviene: riunisce nel piazzale i sabotatori per costringerli a collaborare. Davanti all’ennesimo rifiuto si procede per la decimazione. Viene scelto uno ogni dieci ufficiali, in tutto 21, che vengono messi da parte, pronti a una fucilazione dimostrativa davanti ai compagni, per costringerli alla resa. Giorgio Balboni, insieme ad altri 43 ufficiali, si stacca dal gruppo e si propone di sostituirsi ai 21 selezionati. Di fronte al gesto eroico gli ufficiali della Gestapo decidono di commutare la pena della fucilazione alla detenzione al campo di punizione AEL di Unterlüss. Non si tratta di un atto di clemenza, ma di una scelta che rende possibile lo sfruttamento  come schiavi a causa del lavoro pesante a colpi di frustate. Balboni riesce a sopravvivere in un clima di girone dantesco infernale, anche al successivo trasferimento nel vicino lager KZ di Altensothrieth, satellite di Bergen Belsen. Il 9 aprile 1945 il campo è liberato. Il 13 aprile si trova nel capoluogo del Circondario Celle quando la città viene definitivamente liberata. Il giorno 14 aprile, insieme ai tanti prigionieri presenti a Celle, assalta e saccheggia la fabbrica di biscotti “Truller”, dove, spinti dalla fame che si protrae da mesi, e in particolare nel periodo di Unterlüss, rubano farina e latte condensato. Il giorno dopo morirà nell’ospedale da campo inglese, tra le braccia dei suoi compagni, per una indigestione. E’ seppellito nel Cimitero Italiano d’Onore di Amburgo. Nel 1953 riceverà dal Ministero della Difesa della Repubblica Italiana la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria per l’atto eroico compiuto. È conosciuto come uno dei 44 eroi di Unterlüss.